Roma fa sempre un certo effetto.
Puoi andarci tante volte, ma riesce sempre a stupirti. E’ talmente strabordante
d’arte, architettura e storia, che si può ben giustificare il motivo per il
quale nei nostri detti e modi di dire sia spesso citata. Persino in Inghilterra
si dice che Rome wasn’t built in a day
per dire che ci vuole un po’ di tempo per fare qualcosa di grandioso.
Durante la mia n-sima
peregrinazione nella capitale, avendo esaurito il giro turistico base, ho
deciso di passare da un bar.
Il fatto che io entri in un bar
non è che sia proprio una novità, direte, a giusta ragione.
Ma questo è un po’ particolare.
Molto particolare.
A due passi da San Giovanni in
Laterano (dove si tengono i concerti del Primo Maggio), alle spalle del Sancta
Santorum, in una viuzza laterale, in una zona molto tranquilla e signorile, c’è
un posticino che merita davvero l’attenzione di chi del Subbuteo non riesce
ancora a stancarsi. Anzi, trovare un campo già pronto con lo stemma dell’ Osc
Libertas Roma, lì all’ombra sul marciapiede antistante un bar, vi farà
sicuramente venire un colpo la prima volta che ci andate. E ci andrete, lo
scommetto.
Si tratta del bar di Franco.
Franco-Francao-Francone.

Ordino un caffè, e prendo
coraggio, chiedendo di Franco. Dopo un paio di minuti esce dal suo laboratorio
nel pieno della giornata di lavoro con un la sua parannanza nera. Ovvio che non
si ricordasse di me. Ci siamo incontrati una sola volta durante la Caudium Cup
2011 di Benevento, e mi toccò arbitrarlo. Però mi accoglie con il calore di chi
ti conosce da sempre, con la simpatica parlata romanesca che tronca le parole
ma colora il discorrere. Mi ha fatto sentire al posto giusto.
Subito dopo le foto ricordo ci
accordiamo per un Ternana(lui)-Roma(io) sul campo all’aperto. Con mio grosso
stupore riesco a pareggiare e finisce uno pari, ma non è importante. Il bello è
stato sederci uno di fronte all’altro, fumarci una sigaretta parlando della nostra
passione comune, della sua collezione, dei sacrifici che fa per arricchirla e della
vita dei rispettivi club. L’intensità del suo amore nei confronti del Subbuteo
è riscontrabile dai suoi occhi, dal tono di voce sussurrato, quasi non voglia
disturbare le sue miniature.
E poi succede che arriva dalla
banca, che è dall’altra parte della strada, un suo amico, Paolo, in pausa pranzo
per un panino al volo. Ci vede intorno al campo e chiede se qualcuno fosse
disposto a giocare. Colgo al volo l’occasione e mi ritrovo di nuovo sul green
contro Paolo, arbitrato da Franco, che dispensa consigli ad entrambi. Tutto
questo in mezzo ad una folla di habituè che passando lasciano sfottò, vista la
nostra lapalissiana cialtroneria.
Segnatevelo, e quando vostra
moglie, vi costringerà a fare un giro a Roma, voi mandatela ai musei vaticani (che la terranno occupata per tutta la mattinata) e voi venite a divertirvi da
Franco. Io mi sono così divertito da saltare il pranzo, e vi assicuro che non
capita tanto spesso!