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martedì 1 maggio 2012

Lo-Fi Subbuteo

Ho visto tornare a giocare a Subbuteo tanta gente. Certo, tanta gente più grande di me.
Per tanti di essi si tratta di recuperare un'attività ludica del loro passato.
E non solo perchè fa "vintage". Si torna indietro ad una dimensione in cui l'aspetto più importante del gioco è stare con gli altri. Sì, ok, c'è tanta gente che a Subbuteo ci gioca da sola. Ma giocarci da soli troppo tempo somiglia ad una qualche forma di onanismo. Almeno per me.
Il Subbuteo, anche nel mio caso, mi porta indietro all'adolescenza.
Io ci vedo anche un'altra cosa. Avendo visto con i miei occhi i passaggi dal campetto in terra battuta al Commodore 64, all'Amiga, al pc (senza la i finale, purtroppo), alle playstation, il ritorno al Subbuteo è il mio contributo personale a favore delle tesi di Walter Benjamin. Però nell'ambito delle attività ludiche.
Egli sosteneva che le nuove scoperte tecnologiche come la fotografia e il cinema fossero responsabili della perdita di autenticità dell'opera d'arte. Qualora il concetto vi risulti ostico, pensate alla differenza che c'è tra una foto e una dipinto. Alla differenza tra uno spettacolo dal vivo e lo stesso visto tramite un filmato. Tramite il filmato l'opera potrai vederla quante volte vuoi, se sei in piccionaia a teatro, l'esperienza non è replicabile.
Io penso che questo sia il concetto che renda il Subbuteo più affascinate di una partita a Fifa 2012.
E' solo una riflessione.
Una mera scusa per giustificare un post che con ritardo mostruso doveva esibire delle foto fatte a Roma, al bar di Franco.



La bassissima qualità delle foto è una cosa fortemente voluta. Dalla playstation sono tornato al Subbuteo. Dalle fotocamere digitali, sono tornato alle analogiche.

lunedì 5 marzo 2012

Conosco un posticino a Roma...


Roma fa sempre un certo effetto. Puoi andarci tante volte, ma riesce sempre a stupirti. E’ talmente strabordante d’arte, architettura e storia, che si può ben giustificare il motivo per il quale nei nostri detti e modi di dire sia spesso citata. Persino in Inghilterra si dice che Rome wasn’t built in a day per dire che ci vuole un po’ di tempo per fare qualcosa di grandioso.
Durante la mia n-sima peregrinazione nella capitale, avendo esaurito il giro turistico base, ho deciso di passare da un bar.
Il fatto che io entri in un bar non è che sia proprio una novità, direte, a giusta ragione.
Ma questo è un po’ particolare. Molto particolare.
A due passi da San Giovanni in Laterano (dove si tengono i concerti del Primo Maggio), alle spalle del Sancta Santorum, in una viuzza laterale, in una zona molto tranquilla e signorile, c’è un  posticino che merita davvero l’attenzione di chi del Subbuteo non riesce ancora a stancarsi. Anzi, trovare un campo già pronto con lo stemma dell’ Osc Libertas Roma, lì all’ombra sul marciapiede antistante un bar, vi farà sicuramente venire un colpo la prima volta che ci andate. E ci andrete, lo scommetto.
Si tratta del bar di Franco. Franco-Francao-Francone.
Avendo già visto il campo che mi aspettava fuori, vengo preso da una eccitazione che mi impasta la bocca. Entro, alzo lo squadro e sulla sinistra vedo delle grandiose scatole marchiate Subbuteo originali che hanno sicuramente più anni di me. In seguito scoprirò che in quella collezione ne mancano solo 8 per coprire l’intera collezione mondiale.
Ordino un caffè, e prendo coraggio, chiedendo di Franco. Dopo un paio di minuti esce dal suo laboratorio nel pieno della giornata di lavoro con un la sua parannanza nera. Ovvio che non si ricordasse di me. Ci siamo incontrati una sola volta durante la Caudium Cup 2011 di Benevento, e mi toccò arbitrarlo. Però mi accoglie con il calore di chi ti conosce da sempre, con la simpatica parlata romanesca che tronca le parole ma colora il discorrere. Mi ha fatto sentire al posto giusto.
Subito dopo le foto ricordo ci accordiamo per un Ternana(lui)-Roma(io) sul campo all’aperto. Con mio grosso stupore riesco a pareggiare e finisce uno pari, ma non è importante. Il bello è stato sederci uno di fronte all’altro, fumarci una sigaretta parlando della nostra passione comune, della sua collezione, dei sacrifici che fa per arricchirla e della vita dei rispettivi club. L’intensità del suo amore nei confronti del Subbuteo è riscontrabile dai suoi occhi, dal tono di voce sussurrato, quasi non voglia disturbare le sue miniature.
E poi succede che arriva dalla banca, che è dall’altra parte della strada, un suo amico, Paolo, in pausa pranzo per un panino al volo. Ci vede intorno al campo e chiede se qualcuno fosse disposto a giocare. Colgo al volo l’occasione e mi ritrovo di nuovo sul green contro Paolo, arbitrato da Franco, che dispensa consigli ad entrambi. Tutto questo in mezzo ad una folla di habituè che passando lasciano sfottò, vista la nostra lapalissiana cialtroneria.
Segnatevelo, e quando vostra moglie, vi costringerà a fare un giro a Roma, voi mandatela ai musei vaticani (che la terranno occupata per tutta la mattinata) e voi venite a divertirvi da Franco. Io mi sono così divertito da saltare il pranzo, e vi assicuro che non capita tanto spesso!